Esprimermi su Emerald City ogni settimana è problematico. Non perché non ci siano cose da dire, ma perché mi trovo davanti a una serie che stavo quasi per snobbare etichettandola come il solito becero tentativo di fare audience sfruttando una storia e dei personaggi amatissimi dai bambini diventati adulti, cresciuti a pane e Mago di Oz.
Poi inizi a guardarla, inizi a compenetrare l’animo dei personaggi e vedi come la distorsione adulta di questa fiaba diventa un qualcosa che quasi fai fatica a collegarla all’opera di Baum. Per essere più precisi, ogni caratteristica dei personaggi viene trasposta verso una drammaticità e una tragicità sorprendente pur mantenendo di fondo gli stessi caratteri della fiaba per bambini.
Noi malati seriali innalziamo agli allori, giustamente, “Game of Thrones”, io mi azzardo a dire che questa serie non ha nulla da invidiare a quella più blasonata di HBO. Tutti i meccanismi narrativi sono stati perfettamente oliati e sono stati inseriti personaggi classici dei romanzi, che operano e compiono atti che forse, nemmeno Baum avrebbe creduto possibili.
Il Mago è dunque la vera bestia? Chi sta dalla parte del giusto, ma soprattutto esiste un giusto nella terra di Oz? Sappiamo finalmente qualcosa di più su Tip o dovremmo chiamarla Ozma, la regnante di Emerald City, i cui genitori sono stati trucidati per ordine del mago. Ecco dunque che quello che all’inizio della serie sembrava un’ingiustizia, un incantesimo malvagio che la costringeva a essere uomo, si trasforma in un atto di pietà, un modo per sfuggire al mostruoso esercito del Mago, per sfuggire al leone Eamonn.
Eppure il Mago non ha nessuna colpa per quanto riguarda la morte di chi proteggeva Ozma, sono stati Lucas/Roan e Dorothy (più lui di lei a dire il vero) a finirla convinti di essere nel giusto, di essere davanti a qualcosa di negativo da estirpare. Invece no. Ozma era nelle mani di una persona fedele ai regnanti che mettendo la propria vita a repentaglio e utilizzando la magia, la proteggeva dall’ira del Mago. Quindi dove sta il giusto?
Restando nel tema portante di questa recensione, cioè giusto o sbagliato, come porsi di fronte al rapporto fra Lady Ev e Jack? Come non commuoversi davanti al grande affetto, alla bontà d’animo di questo omino di latta? Forse di tutta la serie è l’unico ad avere davvero un cuore, strano a dirsi per lui che proprio il cuore non ce l’ha. Jane, colei che l’ha salvato, ricostruito e che ora per una sorta di obiezione di coscienza è stata allontanata dal suo incarico, lo dice chiaramente a Jack: “Il cuore tu lo hai ancora dentro di te”.
Lady Ev è bella, misteriosa, una donna di potere, testarda e orgogliosa come solo le principesse e le regine possono esserlo. Vuole sempre dimostrare agli altri la sua fredda determinazione, il suo essere capace di prendere decisioni anche antipatiche senza remore o tentennamenti e tutto questo non poteva che allontanarla da Jack. Lui è come la voce della sua coscienza sopita e lei che vorrebbe essere forse diversa da ciò che appare, lo ama, prova un sentimento per quel buffo ragazzo meccanico. Ma sfortunatamente il maledetto orgoglio, la dannata testardaggine non gli consentono di andare oltre e facendo così rischia di perdere l’unico essere nella martoriata terra di Oz, che davvero riesce a capirla.
Ozma/Tip beve il calice dei poteri della defunta Strega dell’Est. Tralasciando come va a finire, quello che mi ha colpito ancora una volt è la figura di West, una strega che diventa d’un tratto una sorta di vittima, non più la cattiva torturatrice di Dorothy, non più un’alleata del Mago, ma una semplice donna colpevole solo di aver avuto fede in se stessa, di non aver visto il disegno complessivo che si stava tramando intorno a lei e al suo mondo. West è istintuale, sanguigna ed è forse più potente di qualunque altra maga su Oz, eppure cade in ginocchio davanti a Glinda, lei di nero vestita si trascina ai piedi della strega del Nord perché sa di aver fallito e sa che la madre non la potrà più rivedere.
Ma anche in questo caso è difficile se non impossibile dare un senso di giustizia o di rettitudine alla vicenda. West non fa altro che dare a Ozma il potere sufficiente per fronteggiare il Mago, per vendicare la morte dei genitori che lei rivede vividamente dopo aver bevuto i poteri della strega. Io sto con West e ammiro questo personaggio sfaccettato, vero, istintivo e potente.
Concludo parlando della permanenza forzata di Dorothy presso la Strega Glinda. Roan/Lucas è confuso e diviso fra la fedeltà coniugale con Glinda e il sentimento sbocciato per Dorothy. D’altro canto come dice la strega bianca, lei ha modificato solo la sua mente e non il suo cuore. Se la ama deve dimostrarglielo, deve uccidere Dorothy perché soltanto così ristabilirà davvero gli equilibri nella sua mente confusa.
Dorothy d’altro canto, pur continuando a rivestire i panni della soccorritrice e della brava infermiera, è confusa. Sylvie la respinge, quasi come se non la riconoscesse più e forse a ragion veduta. La ragazza vede Lucas uscire dalla sua vita, il suo unico vero appiglio nel mondo ostile di Oz, l’unico degno di un amore. Da questa confusione nasce la cattiveria, viene fuori quella rabbia repressa che la trasforma in qualcosa che nemmeno lei sa controllare. Prova ad uccidere Glinda ed è solo la voce di Roan/Lucas la bloccano dal commettere qualcosa per la quale si sarebbe dovuta confrontare per tutta la vita.
Parleremo meglio di Dorothy e della sua confusione mentale nella prossima recensione.
Passo e chiudo.